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(Il Sole 24 Ore) - di Gaetano De Vito
L'introduzione della tassa sugli extra profitti, volta a compensare i maggiori guadagni delle imprese energetiche dovuti all'aumento del prezzo del gas, pur non avendo dato luogo a specifiche obiezioni di principio, si è rivelata di assai complessa applicazione, tanto da determinare un rischio di compliance e di contenzioso molto elevato.
Ne è conseguito che questo provvedimento, introdotto per ridurre il maggior costo per famiglie e imprese causato dal caro energia, in particolare del gas, che coinvolge anche l'energia elettrica, si è dimostrato utile ma non sufficiente e, soprattutto, non risolutivo anche per via delle contestazioni in atto. Raggiungere l'obiettivo di questa perequazione genera di conseguenza ulteriori importanti costi per il nostro bilancio pubblico tanto da richiedere, per il suo sostegno, un improbabile debito aggiuntivo da emettere. Ne deriva l'esigenza di un approccio ben più organico che va oltre il livello nazionale per considerare una sovraimposta sugli extraprofitti da gestire a livello europeo, da denominare inoltre in chiave non solo solidaristica, ma anche ambientale.
Unitamente alla giustizia sociale di sostenere famiglie e imprese di fronte all'esplosione dei prezzi dell'energia il gettito di questa tassa dovrebbe infatti coprire anche parte degli investimenti sul risparmio energetico e per il contenimento della Co2. La doppia ambizione di rendere questa tassa più accettabile sotto il profilo della sostenibilità e di gestirla in qualità di tributo europeo destinato ad alimentare un bilancio comunitario dovrebbe indurre il nuovo Governo a porsi da subito l'obiettivo di negoziare affinché la stabilizzazione europea sia perseguita attraverso una capacità fiscale comunitaria che coniughi l'emergenza alla transizione verde.
D’altronde non si può non prendere atto di come i tributi ambientali siano tra quelli coerenti con il dettato dell'articolo 311 del trattato sul funzionamento Ue. Non solo, ma che siano stati anche caldeggiati dall'Ocse.
L'occasione di adottare questo percorso virtuoso sarebbe inoltre favorito dalla proposta della Commissione di prelevare un contributo temporaneo di solidarietà sugli utili in eccesso generati dalle attività nei settori del petrolio, del gas, del carbone e della raffinazione. E questo contributo manterrebbe anche gli incentivi agli investimenti nella transizione ecologica. Sarebbe prelevato dagli Stati membri sulla parte degli utili del 2022 che eccede un incremento del 20% sugli utili medi dei tre anni precedenti. I ricavi sarebbero prelevati dagli Stati membri e trasferiti ai consumatori di energia, in particolare le famiglie vulnerabili, le imprese più colpite e le industrie ad alta intensità energetica. Gli Stati membri potranno poi utilizzare parte del gettito a tutela dell’occupazione e per la promozione degli investimenti nelle energie rinnovabili e nell’efficienza energetica.
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