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Il Crowdfunding cambia pelle

Il 10 novembre ha segnato l'entrata in vigore del Regolamento europeo 1503/2000 per i fornitori di servizi di crowdfunding (ECSP, European Crowdfunding Service Providers), che mira a proteggere gli investitori, in particolare quelli non professionali, e a promuovere un mercato unico più competitivo e trasparente. Questo segna la fine del regime nazionale di crowdfunding in Italia, istituito dal Decreto Crescita 2012.

Dall'11 novembre, gli 85 portali italiani di crowdinvesting sono stati disattivati (quelli di equity rimangono attivi in attesa di autorizzazione, così come quelli di lending per la restituzione dei prestiti). Al contempo, hanno preso il via le attività delle dieci piattaforme autorizzate da Consob e Banca d'Italia in conformità al nuovo regolamento. Tra queste, si annoverano le piattaforme di equity Mamacrowd, Crowdfundme, BacktoWork, Doorway, Ener2Crowd nel settore energetico, Fundera specializzata in minibond, e quattro piattaforme di crowdfunding immobiliare: Concrete, Yeldo Crowd, Walliance e la recente Buildbull.

Il cambiamento introdotto dal Regolamento europeo è significativo, trasformando queste piattaforme da intermediari "digitali" a intermediari finanziari a tutti gli effetti. Alessandro Lerro, avvocato specializzato in crowdfunding e partner di Avvocati.net, sottolinea che ora è richiesta un'organizzazione strutturata con competenze differenziate, assimilabile a una Società di Intermediazione Mobiliare (SIM). Le piattaforme possono collocare vari strumenti finanziari, gestire i portafogli dei clienti e devono rispettare rigorose normative, inclusa la protezione degli investitori.

Il passaggio a questa nuova modalità richiede un significativo salto di qualità, con l'implementazione di procedure interne e investimenti rilevanti che ammontano a almeno 100mila euro, compresi i costi legali e la rifunzionalizzazione delle piattaforme informatiche.

Chi non ha ancora ottenuto l'autorizzazione è attualmente fermo, incapace di lanciare nuove campagne ma limitato alla gestione del pregresso. L'autorizzazione è subordinata al soddisfacimento di rigorosi requisiti, con il business plan che gioca un ruolo cruciale nella dimostrazione della capacità di sostenere i costi operativi.

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