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Clean Industrial Deal: come cambierà la transizione Green in Europa

Clean Industrial Deal

Domani, 28 febbraio, la Commissione Europea presenterà ufficialmente il Clean Industrial Deal (CID), una revisione strategica del Green Deal promosso dal primo esecutivo von der Leyen. L’obiettivo è chiaro: bilanciare la transizione ecologica con la competitività dell’industria europea, mitigando i vincoli climatici considerati troppo stringenti per le imprese. Il pacchetto include semplificazioni normative, incentivi agli investimenti e un piano per garantire energia a prezzi accessibili a imprese e cittadini.

Revisione del CBAM: meno oneri per le PMI

Uno dei punti chiave della riforma riguarda il Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM), il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere introdotto per contrastare il dumping ambientale delle importazioni extra-UE. Secondo le ultime indiscrezioni, la Commissione introdurrà modifiche significative per ridurne l’impatto burocratico:

  • Esenzione per le PMI: le piccole e medie imprese, che costituiscono il 90% delle aziende coinvolte ma generano solo l’1% delle emissioni, saranno escluse dal meccanismo.
  • Semplificazioni per le grandi imprese: per le aziende soggette al CBAM verranno introdotte misure amministrative più snelle per agevolare la gestione delle quote di carbonio.
  • Tempistiche invariate: nonostante le pressioni per un rinvio, l’entrata in vigore definitiva del CBAM rimane fissata al 1° gennaio 2026, anche se non si esclude una proroga fino al 2027.

Questa revisione mira a ridurre l’onere burocratico per le imprese europee, senza però rinunciare all’obiettivo di rendere più equa la competizione tra industria europea e produttori esteri meno attenti alle emissioni.

Aiuti di Stato più facili e prolungati fino al 2030

Un altro elemento centrale del Clean Industrial Deal riguarda il regime di aiuti di Stato, che sarà semplificato e prolungato fino alla fine del 2030. La Commissione, attraverso una nuova comunicazione, introdurrà un principio di presunzione di compatibilità per gli aiuti pubblici destinati a tre aree strategiche:

  1. Fonti di energia rinnovabile e stoccaggio
  2. Decarbonizzazione industriale tramite elettrificazione o idrogeno
  3. Investimenti per accelerare la transizione a zero emissioni

Questa misura rappresenta una netta semplificazione rispetto agli attuali vincoli normativi: le imprese che rientrano in questi ambiti potranno beneficiare degli aiuti di Stato senza dover dimostrare caso per caso la compatibilità con le regole UE sulla concorrenza. Il modello era già stato sperimentato con il Temporary Crisis and Transition Framework (TCTF), introdotto nel 2023 per rispondere alla crisi energetica post-guerra in Ucraina.

La scelta di estendere questa misura fino al 2030 è motivata dalla necessità di dare certezze agli investitori e accelerare i progetti strategici per la transizione energetica. L’unico vincolo che rimarrà in vigore è la proporzionalità dell’aiuto rispetto all’investimento complessivo, con soglie differenziate a seconda del settore.

Prossime tappe: focus su auto, difesa e investimenti sostenibili

Il Clean Industrial Deal è solo il primo tassello di un'agenda molto più ampia. Il 5 marzo, la Commissione presenterà un action plan per il settore automobilistico, volto a sostenere la transizione verso la mobilità elettrica e a zero emissioni. Entro la fine di marzo, inoltre, sono attesi il Libro Bianco sulla Difesa Comune e nuove comunicazioni sulla tassonomia degli investimenti sostenibili, con l’obiettivo di semplificare ulteriormente le normative e incentivare i capitali privati verso progetti green.

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