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Dal 21 febbraio via libera all’albo dei certificatori dei crediti di imposta

Il 21 febbraio è previsto l’avvio del processo di istituzione dei certificatori dei crediti di imposta per le attività di Ricerca e Sviluppo, aperto secondo il decreto istitutivo a chiunque sia «in possesso di titolo di laurea idoneo rispetto all’oggetto della certificazione».

La richiesta di 15 progetti già svolti per potervi accedere rappresenta allo stesso una soglia significativa di accesso . È quindi comprensibile che tra le professioni, sia regolamentate che non, vi sia un crescente bisogno di delineare con chiarezza le proprie competenze.

Dalla riforma fiscale al decreto Anticipi e al Codice appalti: un pacchetto di disposizioni attribuisce infatti competenze e le parcellizza. Il rischio è che diventino più incerte le aree di intervento. Sempre di più oggi i professionisti sono chiamati ad esercitare attività nuove, a certificare stati e condizioni, che possono essere l’unica via di accesso a bonus e crediti di imposta (come nel caso delle asseverazioni del Superbonus). Sono ben 13 infatti gli Albi ed elenchi nati (o riformati) negli ultimi anni: da quello dei gestori delle crisi di impresa (aperto a commercialisti, avvocati e consulenti del lavoro) all’ultimo in appunto dell’albo dei certificatori dei crediti di imposta in Ricerca e sviluppo.

Il più recente sviluppo, avvenuto il 18 gennaio, riguarda i commercialisti e il loro coinvolgimento nel tema dell'adempimento collaborativo. Secondo Elbano de Nuccio, presidente del Cndcec, "La prima vera competenza esclusiva riconosciuta ai commercialisti, insieme con gli avvocati, è quella per il tax control framework." In pratica, il decreto attuativo della riforma fiscale conferisce solo a commercialisti e avvocati (che possono essere assistiti da consulenti del lavoro) il compito di certificare le aziende per il controllo del rischio fiscale. Tuttavia, mentre questa competenza è chiaramente definita, altre sono più incerte.

È il caso dei report di sostenibilità, che la direttiva sulla Corporate Social Responsibility sta progressivamente rendendo obbligatori nei bilanci aziendali. De Nuccio sottolinea: "Noi crediamo che tutto ciò che crea valore per l'impresa, come la sostenibilità, debba essere di competenza dei commercialisti, ma serve chiarezza perché sui report ESG è in atto un vero e proprio assalto alla diligenza anche da parte di grandi attori non ordinistici." Pertanto, il Consiglio nazionale sta collaborando con il Ministero dell'Economia e delle Finanze per definire linee guida con i requisiti necessari per questa relazione.

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